Quando ero giovane, molto giovane, giocavo a calcio. Tutti i bambini giocavano a calcio. Era lo sport preferito, anzi, era il passatempo preferito dei bambini. In estate si stava praticamente tutto il giorno sul campetto vicino a casa, a tirare calci al pallone. Quando non eravamo al campetto, eravamo sul cortile di casa, sempre a tirare calci al pallone. Io ero universalmente considerato scarso - forse il più scarso. Giocavo in difesa, ma spesso finivo a giocare in porta, dove nessuno voleva mai stare.
"Il bello della sconfitta sta innanzitutto nel saperla accettare. Non sempre è la conseguenza di un demerito. A volte sono stati più bravi gli altri. Più sei disposto a riconoscerlo, quando è vero, quando non stai cercando di costruirti un alibi, più aumentano le possibilità di superarla. Anche di ribaltarla. La sconfitta va vissuta come una pedana di lancio: è così nella vita di tutti i giorni, così deve essere nello sport. Sbaglia chi la interpreta come uno stop nella corsa verso il traguardo: bisogna sforzarsi di trasformarla in un riaccumulo di energie, prima psichiche, nervose, e poi fisiche." (Enzo Bearzot)
Fatalmente, ogni tanto si rompeva qualche vetro: è incredibile quanto facilmente si possa rompere un vetro, pur tirando pianissimo il pallone. Mamma si "vendicava" a modo suo: il giardino limitrofo al cortile era cosparso di rose con spine così appuntite da bucare anche il miglior pallone di cuoio.
Si può dire che la mia infanzia sia trascorsa così, tra vetri rotti, palloni bucati e jeans rovinati dalle scivolate sull'erba. Altri tempi.
Non lo so come sia finito il calcio al suo attuale livello, qualche anno fa ne descrissi alcune disgrazie, alcune sono ancora attuali, altre sono addirittura peggiorate. Ricordo anche un tentativo di Roberto Baggio di cambiare direzione, finito nel nulla. Adesso però basta.
Nel mio immaginario romantico, i principali sentimenti che accompagnano lo sport sono il divertimento, lo spirito olimpico di partecipazione, l'agonismo positivo che insegna a migliorare e superare i propri limiti. Potrò anche sbagliarmi, ma vedo poco di tutto questo nel calcio italiano.
Gioire delle sconfitte altrui, augurare il peggio all'avversario, vedere solo le colpe altrui, immaginare complotti a favore di questa o quella squadra, rende persone tristi e astiose. Rende le persone peggiori, e (esagero) il anche il mondo un po' peggio di quello che era prima.
Preferisco spendere le mie poche energie per costruire un mondo - quel poco che mi circonda - un po' migliore di quello che ho trovato.
(Nella foto: Bearzot gioca a scopone al ritorno dai vittoriosi mondiali di Spagna 1982, in coppia con Causio e contro Zoff e il presidente Pertini).
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