Sfreghiamoci le mani giocatori amanti del pinguino. Ad Agosto avevamo parlato dell’annuncio di Valve per cui grazie a Proton -un fork di WINE realizzato dalla stessa Valve- avremmo potuto godere di molti videogame per Windows eseguiti “nativamente” su Linux.
Son passati un paio di mesi e, andando a consultare ProtonDB, ovvero un database che riporta la lista dei giochi testati e supportati dal sistema Proton, risulta che ci sono già più di 2600 giochi Windows funzionanti sul nostro amato OS e, la cosa più interessante, è che questo elenco cresce giorno per giorno a vista d’occhio.
Se consideriamo che filtrando sullo Steam Store per i giochi compatibili nativamente con Linux troviamo circa 5000 titoli, in soli pochi mesi di lavoro abbiamo avuto un incremento del 50% di videogame giocabili, seppur tramite uno strato di emulazione (cosa che Steam Play for Linux rende pressochè trasparente); di questo passo avremo rapidamente più giochi emulati tramite proton che giochi nativi per Linux e questo, seppur questa sia una fantastica notizia per gli utenti (sia quelli già affermati che i nuovi, limitati nella scelta dell’OS dal maggior supporto gaming alle piattaforme Microsoft), ci potrebbe essere un risvolto della medaglia.
Già perchè quale software house potrebbe essere interessata allo sviluppo nativo (o al porting) su Linux se possono ridurre l’effort, rilasciare solo su Microsoft ed avere la copertura anche degli altri OS data dall’ottimo Proton?
Valve ha da sempre consigliato caldamente agli sviluppatori di scrivere anche per piattaforma Linux (e macOS), e la cosa è nata soprattutto quando ha avuto il sentore che Microsoft potesse forzare gli sviluppatori a vendere i propri giochi solo tramite il Windows App Store ma, se questo non dovesse accadere a breve, la cosa potrebbe passare in sordina, con l’unico effetto di avere titoli non realmente nativi.
E sappiamo quanto le piattaforme proprietarie come quella di Redmond (e la sua DirectX) amino introdurre sempre nuove feature che gli sviluppatori possono utilizzare per velocizzare o migliorare le performance; e, queste feature, impiegano tempo per essere portare anche in uno strato di virtualizzazione e, spesso, non con le stesse performance che avrebbero nativamente.
Quindi, per chiudere, possiamo sperare che Valve continui a spingere per lo sviluppo multipiattaforma e che, nel frattempo, l’ottimo reparto sviluppo dell’azienda lavori per far funzionare quanto di ancora nativo non c’è, rilasciando in open source le specifiche e riversando migliorie nella community.
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