Il Raspberry Pi è forse la schedina ARM tuttofare più conosciuta (e usata) al mondo, fatto confermato dalla vendita del 10 milionesimo pezzo. Ma la missione per cui è nato è tuttora la stessa: essere uno strumento didattico per insegnare la programmazione (e l'uso di un computer in generale) per chiunque, compresi i bambini.
In questa visione la Raspberry Pi Foundation non cura solo la progettazione e produzione dell'hardware, ma anche il software; esempio lampante sono le librerie python per programmare le interfacce del Pi, e la distribuzione derivata da Debian (che è de facto quella standard): Raspbian.
Se è vero che per la programmazione la shell di testo è sufficiente (soprattutto con utenti non proprio alle prime armi), un'interfaccia grafica rende alcuni compiti molto più semplici e intuitivi, se non semplicemente possibili. Primo esempio comune, il web: esistono browser testuali (come links o lynx), ma la multimedialità è parte costitutiva del web, e vale il detto "un'immagine vale più di mille parole".
Proprio Raspbian ha sempre avuto nell'interfaccia grafica il suo punto debole, in quanto sempre raffazzonata e adattata da soluzioni esistenti (LXDE), ma mai davvero integrata. Il risultato, complice anche la potenza non eccelsa del Raspberry Pi, erano prestazioni quasi sconfortanti, unite ad un aspetto tanto non curato da sconfinare nello sgradevole.
Proprio per questo, a fine settembre, la Raspberry Pi Foundation ha annunciato (e cominciato a distribuire) la sua prima versione desktop studiata per il Pi: PIXEL. E la sensazione è che abbiano fatto un buon lavoro: responsiva, completa, moderna.
A distanza di qualche mese, la Raspberry Pi Foundation ha deciso di fare il percorso inverso rispetto al solito: invece di adattare e portare software dal mondo PC, portare PIXEL dal Pi al mondo PC. Come spiegato nell'annuncio, PIXEL è studiato per le risorse del Pi e richiede 512 MB RAM, ovvero meno della metà delle altre distribuzioni; l'intento è poter dare un ambiente grafico gradevole e funzionale capace di girare su computer un poco datati, come comunemente sono i computer a disposizione delle scuole (non succede solo in Italia!). Per di più lasciando che i ragazzi possano familiarizzare con un ambiente che, quando dovranno usare il Pi, ritroveranno identico.
La missione quindi rimane la stessa, l'educazione, ma il prodotto risulta valido per molti: se avete un PC (o un mac, ma x86) che volete recuperare, Debian+PIXEL potrebbe essere la soluzione. Che dite, la proviamo?
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