Gemalto, azienda internazionale di digital security, ha pubblicato pochi giorni fa l'ultima edizione del Gemalto Breach Level Index uno studio annuale che analizza il livello di compromissioni in ambito digitale/informatico avvenute nel mondo.
Il Gemalto Breach Level Index è un database globale che traccia le violazioni dei dati e misura la loro gravità in base a più dimensioni, tra cui il numero di record compromessi, il tipo di dati, la fonte della violazione, come i dati sono stati utilizzati, e se i dati erano cifrati oppure no.
I numeri sono impressionanti: nel 2016, 1792 violazioni hanno portato ad almeno 1,4 miliardi di dati manomessi/trafugati. Una crescita dell'86% rispetto al 2015.
Il tipo di violazione più diffusa è il furto di identità, pari al 59% delle violazioni totali. Dato curioso: per il 52% degli episodi di fuga dati non è stata rivelata la quantità effettiva rubata al momento della segnalazione che, quindi, è stata quantificata solo successivamente.
Al top delle violazioni quella riguardante AdultFriendFinder.com che con il furto di 412 milioni di account rappresenta l'evento a suo modo più importante del 2016.
Una fotografia piuttosto disarmante che sottolinea, se ce ne fosse ancora bisogno, come l'ambito della sicurezza informatica non può e non deve essere sottovalutato, oggi più che mai.
Questo dettagliatissimo grafico riassume l'intera questione:
Ma dallo studio emergono e si possono trarre alcune ulteriori interessanti informazioni, su tutte il fatto che solo il 4,2% delle violazioni ha riguardato dati criptati, a sottolineare come sia ormai imprescindibile l'utilizzo di dati (e traffico) criptato quando si opera nel digitale.
La domanda è quindi d'obbligo: chi si senta al sicuro?
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