I siti su internet oggi sono tutti improntati alla grafica, ma i dinosauri come me ricordano il tempo in cui le pagine erano quasi solo testo, con unici vezzi grafici il titolo un po’ più grosso e i link ben evidenziati.
Sempre in quei tempi era possibile usare browser puramente testuali, proprio perché tutte le informazioni erano testuali; che si preferisse links o lynx (ed io sono tra questi, nda), non c’era bisogno di tutta la pesante infrastruttura di server X e Desktop Environment per leggere velocemente un manuale (magari di installazione, chessò, di Arch… ).
Da allora HTML è progredito, diventando inscindibile dal CSS (ovvero le istruzioni per le decorazioni grafiche), così come dal web dinamico permesso da Javascript: lynx semplicemente non ce la fa più. Ma ecco apparire browsh (ovvero il BROWser per SHell).
In realtà browsh è un browser a metà: si occupa della renderizzazione su terminale, mentre la vera parte di caricamento e comprensione la lascia fare a Firefox in sottofondo. Ma grazie a questo stratagemma, tutta la potenza (e compatibilità) di Firefox è a disposizione, tab comprese (e su un terminale non è cosa da poco). Certo, le immagini rese in ASCIIArt risultano più pixellate di Mario Bros su Atari 2600, ma per tornare ad un sano bianco e nero basta schiacciare Alt+m e – buona parte dei- problemi scompare.
L’opinione personale (e da test molto rapidi e limitati) è che il risultato non sia ancora sufficientemente chiaro ed intuitivo per poter essere davvero efficacie, ma la strada è quella giusta.
Le forme di distribuzione vanno dal programma compilato al container docker; molto interessante questa possibilità, grazie alla quale basta connettersi via SSH al server per poter navigare in via testuale senza dover installare il browser sulla macchina locale (magari lenta o con poco spazio disco, come un Rapspberry Pi Zero).
Che posso dire? L’epoca del terminale non finirà mai!
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