In questo mese si celebra il 15esimo compleanno di Xen, una delle tecnologie open source più utilizzate per la virtualizzazione.
Nato addirittura negli anni 90, inizialmente il progetto era parte di una ricerca effettuata all’University of Cambridge Computer Laboratory da Ian Pratt e Keir Fraiser, con lo scopo di costruire un’infrastruttura pubblica di computazione per internet.
Nel 2003 è ufficialmente uscita la prima release stabile, con il supporto a guest Linux 2.4.22. Il primo passo che ha portato il progetto dove è ora!
Passano alcuni anni in cui la virtualizzazione esplode come soluzione enterprise ed ecco che nel 2007 arriva l’acqusizione: Citrix acquisisce XenServer per 500 milioni di dollari, ed inizia ad investire capitali per creare un punto di riferimento nella virtualizzazione.
Da li la natura modulare di Xen è esplosa: un anno più tardi, nel 2008, Samsung rilascia Secure Xen on Arm, progetto che verrà mantenuto fino al 2014, e che farà si che l’azienda Coreana inizi a rilasciare dispositivi ARM che sfruttando la paravirtualizzazione erano in grado di eseguire più versioni di Android sullo stesso hardware.
Dopo l’avvio di un progetto per portare Xen nel cloud, ecco che nel 2011 uscì la release 3.0 del kernel Linux, la prima con il supporto allo Xen Dom0 integrato nel kernel e che ha permesso a qualsiasi distribuzione Linux di girare out-of-the-box come guest del sistema di virtualizzazione.
Entrata a far parte della Linux Foundation nel 2013 (uno dei primi progetti ad essere inseriti), negli anni successivi si vede l’uscita di Xen dai datacenter, fino al 2015 quando il progetto Nautilus vede portare Xen come sistema principale di virtualizzazione nell’ambito automotive.
Quest’anno ha marcato l’avvio del processo di certificazione di sicurezza per l’utilizzo in ambiente automotive, che -se si completerà con successo- porterà Xen ad essere una delle poche soluzioni di virtualizzazione certificate per i sistemi interni nelle automobili, permettendo dunque di utilizzare OS specifici per le specifiche necessità riutilizzando la potenza dell’hardware dei giorni nostri.
Insomma, sicuramente Xen non è l’unica soluzione di virtualizzazione, ma la sua natura estremamente modulare ed adattabile l’ha portato ad essere uno dei più malleabili, portandolo -parafrasando una nota serie di fantascienza- “là dove nessun virtualizzatore è mai stato prima”.
Che dire, se volete leggere più nel dettaglio tutti i gradini affrontati dallo Xen Project è disponibile un’interessante infografica sul sito del progetto. Noi nel frattempo non possiamo che augurargli buon compleanno!
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