Altro giorno, altra bufera intorno a Google ed ai suoi prodotti.
Dopo il controverso caso della rimozione di parti di dominio visibili nelle URL e la modifica di impostazioni da remoto sui device Android, l’ultima scossa punta ancora al famoso browser dell’azienda di Mountain View.
Già perchè Chrome, come molti browser ad oggi, fornisce un metodo comodo per cancellare i cookies accumulati nel tempo. Per semplificare, i cookie permettono ai siti di caricare informazioni nei browser che possono poi essere mantenute anche quando si naviga in altri lidi. Comunemente una delle feature rese possibili da questo sistema è quello di mantenere lo stato (sessioni) di login nel tempo, così da essere “già loggati” nel momento in cui si ritorna sul sito che inizialmente ha caricato il “biscotto” in questione.
Un altro uso molto importante dei cookie è nella visualizzazione di pubblicità mirate agli utenti; vi siete mai chiesti per quale motivo, dopo aver fatto una ricerca su -ad esempio- Amazon, vi appaiono pubblicità rilevanti anche quando navigate sui social network o su siti di notizie? Semplicemente il cookie che il sito in questione può leggere gli permette di reperire dai sistemi di chi ha creato quel cookie informazioni sulle vostre ricerche, ritagliando di conseguenza il target delle pubblicità su cose che, tendenzialmente, vi interessano. Il tutto a beneficio dell’utente finale (e con buona pace della privacy).
La bufera su Chrome è data proprio dalla funzionalità di cancellazione dei cookie: questa vi permetterà di rimuovere tutti i cookie dal vostro browser… tranne quelli di Google stesso:
Se i più attenti dovessere aver da ridire che Chrome, con la frase “you won’t be signed out of your Google Account” (non sarai sloggato dal tuo account Google) in un certo modo avvisa gli utenti di non cancellare i cookie della sua azienda “padre”, si può ribattere che andando nelle impostazioni avanzate del browser (se state usando chrome potete premere questo link) e selezionando un ben più drastico “Remove all” comunque questi cookie non vengono rimossi.
Certo, Chrome è di Google ed il tutto è fatto per mantenere un’esperienza d’uso uniforme nel proprio browser, ma si da il caso che sicuramente la fonte più grande di guadagno dell’azienda americana è data proprio dalla pubblicità e dal fatto che, profilando in maniera estrema gli utenti, è sicuramente una delle più grandi -se non la più grande- bancha dati a cui si può accedere per essere sicuri di avere un target estremamente realistico sull’utente che sta navigando.
La cosa è stata segnalata da Christoph Tavan sul suo account Twitter, e sta generando una bella discussione online, in cui gli utenti cercano di capire se è corretto come comportamento (questa è casa mia e qui comando io) o se la funzione di pulizia dei cookie così fatta è fuorviante e/o inutile.
Non rimane che un’alternativa per tutti quelli che apprezzano Chrome: spostarsi su ungoogled-chromium, una versione di Chromium da cui sono stati rimossi tutti i lacci verso Google?
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