Poco tempo fa ho pubblicato un breve articolo introduttivo riguardante CoreOS ed il suo uso nei DataCenter, ma in pratica cos’ha di così interessante CoreOS ? Lo sviluppatore di CoreOS, Alex Polvi, è partito da ChromeOS, il sistema operativo sviluppato da Google intorno al browser Chrome, per ottenerne molto di più.
Dunque, partendo da questo presupposto si potrebbe affermare che CoreOS e’ in definitava una distribuzione Linux pensata per gli ambienti server, ma a differenza dei prodotti Linux-based già riservati al settore server ed enterprise, CoreOS prevede solo il kernel di Linux ed il systemd, ossia il gestore dei processi per avviare i servizi essenziali all’inizializzazione del sistema.
In pratica questo sistema operativo è pensato per i clienti che devono avviare e gestire cluster di centinaia di server e si inserisce quindi come un server Linux per le distribuzioni ad alto volume di dati e di traffico (IaaS, PaaS, SaaS). In maniera molto semplicistica, potremmo dire che CoreOS impacchetta Internet in una singola postazione, permettendo di ospitare infrastrutture simili a quelle di Amazon e Google sul proprio computer, grazie alla potenza di questo sistema operativo altamente scalabile che portera’ non poco risparmio alle startup del mondo cloud computing.
CoreOS offre quindi l’infrastruttura necessaria a ospitare i componenti di qualsiasi applicazione Web e non è dotato di null’altro, se non dei bit sufficienti per eseguire i contenitori. A tale riguardo, come gestore dei contenitori, CoreOS utilizza Docker e, come già spiegato in precedenza, la scelta dei contenitori, a differenza della virtualizzazione, permette di gestire meglio le performance della macchina e di distribuire la medesima configurazione su differenti hardware.
CoreOS, inoltre, si rifà a ChromeOS per quanto riguarda la questione degli aggiornamenti, infatti il sistema operativo supporta gli aggiornamenti automatici in background e non crea problemi d’inconsistenza dati, in quanto funziona su due partizioni disco, attivate alternativamente uno alla volta, in questo caso la partizione inattiva potra’ essere aggiornata offline effettuado uno swap dei dischi seguito da un riavvio, in modo da poter procedere con gli aggiornamenti. Il riavvio potra’ richiedere da mezzo secondo a un secondo netto.
Infine, CoreOS utilizza una partizione di sola lettura per il filesystem e include il componente etcd come servizio distribuito di configurazione.
Nel prossimo articolo vedremo come funziona nella pratica, nel frattempo vi invito a dare un’occhiata al video qui riportato dal titolo parlante : “PlayStation: Developing Apps on CoreOS”
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