Finalmente dopo anni di uso di Red Hat Enterprise Linux 7, rilasciata nel 2014, possiamo iniziare a mettere le mani su quella che sarà la nuova versione dell’amato sistema Linux per il business.
Questa distribuzione, caposaldo dell’azienda protagonista dell’acquisto più caro nella storia del software, è in costante evoluzione ed aggiornamento ed i cambiamenti che la versione 8 introdurrà sono così radicali da farle guadagnare il ruolo di major.
Primo fra tutti è AppStreams, ovvero un metodo per separare meglio il software in user-space da quello in kernel-space. Con un funzionamento che ricorda molto gli Snap, i pacchetti software saranno distribuiti in “contenitori” autosufficienti, rendendo più maneggevole l’upgrade o l’installazione di versioni multiple dello stesso software. Questo meccanismo, inoltre, semplificherà la possibilità di distribuire versioni custom di RHEL (ad esempio una versione ottimizzata per una specifica esigenza aziendale) senza intaccare il sistema sottostante.
Non potevano mancare aggiornamenti all’ambiente container e, in questo caso, Red Hat cambia totalmente le carte in tavola, includendo nella distribuzione il pieno supporto a Buildah (sistema per la creazione di container), Podman (il container runtime) e Skopeo (per distribuire i container). La parte interessante di queste tecnologie è che, essendo sviluppate pesantemente da Red Hat stessa, si integrano molto bene con il sistema sottostante, al punto che qualcuno si è dimenticato di usare i nuovi comandi podman invece dell’usuale docker: piena compatibilità con quanto siamo abituati, quindi, a beneficio di una miglior integrazione con l’OS sottostante: podman supporta gli stessi identici parametri di docker.
Il continuo tira e molla tra Red Hat e btrfs, non poteva far mancare una valida alternativa nel nuovo OS, soprattutto se consideriamo che zfs non può essere integrato nel kernel Linux (relegandolo all’ambiente user-space, con conseguente perdita di performance). Stratis, che recentemente ha raggiunto la sua prima release stabile, sarà presente di default; astraendo tramite delle API, promette una gestione più rapida ed efficiente dei filesystem sottostanti (vedremo poi se questo andrà a discapito della stabilità e/o della maneggevolezza dei nostri volumi).
Un mix tra la nuova versione del famoso package manager, Yum 4, e Composer, un sistema di customizzazione di immagini RHEL-based, permetteranno di avere meno dipendenze sul sistema, maggiore velocità ed un metodo estremamente comodo per creare immagini minimali da deployare in batteria su tanti host differenti, ovviamente con un occhio di riguardo ai cloud ibridi (qualcuno ha detto OpenStack?).
Nell’ambito sicurezza RHEL8 supporterà nativamente OpenSSL 1.1.1 e TLS 1.3 permettendo di usare anche questi nuovi e più sicuri sistemi di crittografia durante le comunicazioni, e l’aggiunta delle System-wide Cryptographic Policies ci permetterà di gestire in maniera centralizzata la crittografia delle nostre applicazioni, senza dover aspettare che questa sia implementata nell’applicazione specifica.
Questa beta porta moltissime novità, e sicuramente molte di queste risultano estremamente interessanti. Se non siete iscritti al Red Hat Developer Program è stato fornito un comodo README che spiega come scaricare ed installare la Public Beta sul vostro sistema -se vi sentite coraggiosi- o magari su una bella macchina virtuale preparata per l’occasione. Come sempre vi rimandiamo all’annuncio ufficiale per maggiori dettagli sul contenuto del rilascio.
Buon beta testing!
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