Non è dato di sapere se Linus Torvalds sia andato sul cammino di Santiago, in oriente a pregare Buddha, alla Mecca o altrove, ma rimane un fatto, o meglio una frase, contenuta in una mail inviata alla lista dello sviluppo del Kernel, che sancisce qualcosa di storico per il mondo Linux.
La mail, dal titolo “Linux 4.19-rc4 released, an apology, and a maintainership note” (quindi l’annuncio della release 4.19-rc4 del Kernel, una scusa ed una nota inerente al mantenimento del Kernel) fa seguito e cita quanto accaduto in merito al Kernel Maintainer Summit, il quale era stato spostato per permettere allo stesso Torvalds, che aveva confuso le date e si era organizzato diversamente, di partecipare.
La prima riflessione condivisa è particolare:
I was somewhat embarrassed about having screwed up my calendar, but honestly, I was mostly hopeful that I wouldn’t have to go to the kernel summit that I have gone to every year for just about the last two decades.
Ero in un certo senso imbarazzato per aver incasinato il mio calendario, ma sinceramente speravo di non dover andare al Kernel Summit al quale avevo partecipato ogni anno negli ultimi due decenni.
Ma ciò che veramente colpisce è quello che segue, quando cioè Torvalds inizia a parlare del momento in cui ognuno è costretto a guardarsi allo specchio. In particolare:
I am going to take time off and get some assistance on how to understand people’s emotions and respond appropriately.
Prenderò un periodo di pausa per cercare aiuto nel comprendere le emozioni delle persone e imparare a rispondere in maniera appropriata.
E per chi ha vissuto Linux dall’inizio questo messaggio è qualcosa di veramente sorprendente. Certo, magari Torvalds ne ha solo piene le scatole, magari vuole solo staccare, ma il fatto che si scusi pubblicamente, ammettendo i propri limiti e condividendo il percorso scelto per migliorarsi svela un lato umano davvero inedito per una persona che, a voler ben vendere, era accettata principalmente per il suo genio piuttosto che per la sua personalità spigolosa e sempre difficile da trattare.
Credo ci sia un forte messaggio fra le righe di quello che Linus scrive, che molti, moltissimi all’interno della community farebbero bene a non ignorare: dietro alle linee di codice, dietro alle compilazioni, dietro a quello che tutti amiamo definire “il mondo dell’open-source” ci sono persone vere, con pregi e difetti che vanno sempre e comunque rispettate. Dall’alto della sua posizione Torvalds avrebbe potuto fare finta di nulla, cercare una scusa, far pesare la sua importante figura e sparire.
Esternando così lucidamente la situazione ha ammesso di essere un uomo, conscio dei propri limiti ed allo stesso tempo mai schiavo del suo personaggio, del suo peso politico, del suo essere considerato un profeta del nostro tempo. Più che per Linux, più che per Git, sento di doverlo ringraziare per questo prezioso insegnamento.
Chapeau.
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