Il portale opensource.com ha di recente pubblicato un’interessante discussione avuta con Emmanuele Bassi (sì, con 2 m è corrtto), GTK Core Developer presso la GNOME Foundation. Vediamo insieme i punti salienti di questa intervista che, ovviamente, vede come protagonista il noto DE.
GNOME, il momento giusto per provarlo
Complici le puntate di SuperQuark che, come ogni estate, tornano su Rai 1, oserei proporvi una classificazione degli utenti GNU/Linux in tre grandi macro categorie. Gli smanettoni, che hanno tempo e voglia di avere a che fare con le configurazioni più instabili e, beati loro, possono divertirsi con crash e freeze continui. I neofiti che, spinti dall’incredibile fascino che porta con sé il pinguino, si avventurano nella giungla delle distribuzioni, alla ricerca di qualcosa che soddisfi la loro sete di curiosità. E poi ci sono quelli come me. Gli utenti di lunga data che però, avendo la sfortuna di dover lavorare per vivere, una volta tornati a casa non hanno voglia di risolvere i problemi esistenziali dei propri pc domestici e, sintetizzando, vogliono un sistema operativo che funzioni, il più stabilmente e senza problemi possibile.
Da diversi anni, proprio per questo mio bisogno di stabilità, utilizzavo su quasi tutti i miei computer Xubuntu 18.04. Da circa un mese, tuttavia, essendo tornato nella mia città di residenza, ed avendo un po’ di tempo libero in più, ho deciso di migrare alcuni miei i sistemi a Fedora 32 con GNOME. Avevo già in passato provato la versione 3 di questo DE e, come primo impatto, la trovai sinceramente un disastro inutilizzabile. Gli ultimi aggiornamenti, tuttavia, di cui vi abbiamo parlato in questo articolo, ed alcuni bug fix, mi hanno fatto ricredere.
Dalla versione 3.36 migliora la performance e l’usabilità
GNOME è stabile e fornisce, tra diversi computer, un’esperienza il più fluida possibile. In questo assomiglia moltissimo ai DE dei sistemi proprietari. Segue un modello di sviluppo ben preciso, che, con cadenza semestrale, comporta il rilascio di una nuova versione. Ogni release porta con sé, oltre i bug fix, anche le nuove funzionalità ed i perfezionamenti di quelle già esistenti. Per Emmanuele la versione 3.36 del desktop environment si concentra sull’ottimizzare la user experience. È stata implementata, ad esempio, la possibilità di disattivare le notifiche, anche per singole applicazioni.
Evidenzia, poi, il gran lavoro fatto per migliorare la lock screen. Una volta attiva, questa opacizza lo sfondo del workspace corrente, nascondendo le finestre attive. Il perfezionamento di questa funzionalità, tra l’altro, ha impegnato i programmatori per circa 18 mesi.
L’intervista, poi, si è spostata sui futuri scenari. Una funzionalità su cui gli sviluppatori sono al lavoro, ad esempio, è l’implementazione di una maggiore customizzazione dell’application grid. Altre funzionalità, già esistenti in GNOME Tweaks Tool, verranno integrate nelle impostazioni predefinite. Tra queste la possibilità di disabilitare gli hot corner, o un maggiore controllo del comportamento su schermi multipli. Questo sarebbe molto utile se, ad esempio, si vuole dedicare la visualizzazione dei workspace solo sullo schermo secondario.
Ultima considerazione, in conclusione, sul problema delle performance. Il team di sviluppo è al lavoro anche su questo fronte. In particolare per migliorare il funzionamento di GNOME su sistemi meno performanti, come il Raspberry Pi.
Avete di recente provato GNOME? Cosa ne pensate di quest’ultima versione? Scrivetemelo nella sezione dedicata ai commenti!
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