Abbiamo già parlato in passato di algoritmi di compressione, sia generali che per applicazioni specifiche.
Questo argomento è sempre vivo e centrale nella scienza informatica: avere molte informazioni compattate senza alcuna perdita in pochi byte è una delle missioni fondamentali di qualunque sistema informatico. E fondamentale nelle telecomunicazioni: ogni bit risparmiato in trasmissione è un bit prezioso.
Non sorprende quindi che l'interesse sia sempre alto per le novità e i metodi, magari più performanti, né che Google si faccia sentire: già nel 2013 pubblicò Zopfli, una reimplementazione della compressione Deflate, la stessa usata da zlib e gzip. Tanto che la creazione di un decompressore non era stata necessaria, perché perfettamente compatibile con quelli esistenti. Ma il prezzo della compressione migliore è una maggiore lentezza, come spesso accade.
Forte del successo (in parte inaspettato, proprio per gli svantaggi) di quell'algoritmo, nel settembre 2015 Google aveva annunciato un formato dati di compressione del tutto nuovo: Brotli. Questo algoritmo non solo è in grado di comprimere più efficientemente di altri (meglio anche del campione LZMA), ma di farlo con la velocità di zlib.
Il codice di Brotli è stato pensato fin dall'inizio per essere integrato in Chrome (sempre tra i più diffusi ed usati browser), ecco perché è stato aggiunto a Chromium (il progetto open alla base di Chrome) mediante un commit dal titolo "Update brotli to v1.0.0-rc", (da notare come la versione del repository ufficiale di brotli sia ferma alla 0.6).
La prossima versione di Chrome, auspicabilmente, avrà a bordo il nuovo algoritmo.
Brotli sarà capace di sostiture zlib? Solo il tempo saprà dirlo, ma le premesse sono molto buone. Noi non nascondiamo che siamo molto curiosi di vederlo in azione!
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