Che oramai Kubernetes fosse il sistema di orchestrazione di container più utilizzato è un dato di fatto, ed abbiamo avuto modo di parlarne già in passato.
Se già era la scelta principale di molti, a tendere lo diventerà di -quasi- tutti, considerando che con Ottobre i due principali concorrenti in questo ambito, Docker Swarm e Mesosphere, hanno annunciato l’integrazione di Kubernetes nei loro prodotti.
Ora la domanda che tutti si fanno è: visto che tutte queste soluzioni si basano sulla stessa tecnologia, sono interoperabili tra loro? La Cloud Native Computing Foundation (CNCF) sta lavorando proprio in tal senso.
Questa fondazione, che tra le altre cose si occupa proprio del progetto Kubernetes, ha annunciato in questi giorni che almeno 32 aziende supporteranno il Kubernetes Software Conformance Certification (Certificazione di conformità software Kubernetes, n.d.a.).
Questa certificazione, fondamentalmente, assicura che la versione di Kubernetes inserita all’interno di queste soluzioni terze supporti una serie di API standard, garantendo dunque all’utente l’interoperabilità tra un’installazione e l’altra.
The new Kubernetes Software Conformance Certification gives enterprise organizations the confidence that workloads that run on any Certified Kubernetes Distribution or Platform will work correctly on any other version. The interoperability that this program ensures is essential to Kubernetes meeting its promise of offering a single open-source software stack supported by many vendors that can deploy on any public, private, or hybrid cloud.
La Kubernetes Software Conformance Certification dà alle organizzazioni enterprise la sicurezza che il carico di lavoro in esecuzione su una qualsiasi distribuzione o piattaforma Kubernetes certificata funzionerà correttamente su qualsiasi altra versione. L’interoperabilità che questo programma assicura è essenziale per Kubernetes, sottolineando la sua promessa di offrire un singolo stack applicativ open-source supportato da diversi vendor che possa essere distribuito su qualiasi cloud pubblico, privato o ibrido.
Questa la spiegazione di Dan Kohn, direttore esecutivo della CNCF, che ha anche spiegato la certificazione come basata su un sottoinsieme di API già presenti nel progetto Kubernetes. Questo richiede un test di conformità che garantirà a chiunque lanci un nuovo container, indipendentemente da chi ha fornito la specifica implementazione di Kubernetes, di aspettarsi un comportamento consistente.
Ovviamente questa è un’ottima notizia, che permette a noi utilizzatori del sistema di evitare il locking su un singolo fornitore di orchestration e di scegliere e cambiare la tecnologia utilizzata in funzione delle necessità, garantendoci una continuità dei nostri ambienti di erogazione.
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