Molte volte non ci si fa caso a queste piccole variazioni, sono qualcosa di impercettibile e solo un occhio attento se ne accorge. Prendi il “www” che viene anteposto a tutti i domini: è talmente parte del contesto che ormai c’è o non c’è nessuno se ne accorge. O meglio, quasi nessuno.
Aprendo Chrome, il browser di Google, e digitando un sito a caso, per dire, www.google.com, e premendo invio, ci si troverà sulla homepage del motore di ricerca più famoso del mondo. Tutto normale, tutto aspettato. Controllando però nella barra degli indirizzi si noterà come il sito a cui si è giunti è menzionato come google.com.
La domanda nasce spontanea: dov’è andata a finire la parte www dell’indirizzo? Se lo è chiesto anche l’autore di questo bug aperto in Chrome e la risposta che è arrivata è la seguente:
“www” is now considered a “trivial” subdomain, and hiding trivial subdomains can be disabled in flags (will also disable hiding the URL scheme)
“www” è considerato ormai un subdomain banale, ed è possibile disabilitare il mascheramento dei subdomain banali mediante i flag (il che disabiliterà anche il mascheramento degli schemi delle URL)
E per carità, è tutto vero, se utilizzando Chrome infatti si modifica il valore del flag omnibox-ui-hide-steady-state-url-scheme-and-subdomains andando a questo indirizzo:
chrome://flags/#omnibox-ui-hide-steady-state-url-scheme-and-subdomains
dopo un veloce riavvio non esisteranno più omissioni nei domini, ma il punto è un altro: www è davvero diventato banale? Forse quello che infastidisce di più i puristi in merito a questa notizia è il fatto di avere l’ennesima conferma su come non sia più la tecnologia stessa, ma i tool a determinare trend di mercato ed evoluzione.
O forse no, non è nemmeno questo, la verità è che chi ha visto nascere internet è troppo affezionato al www per bollarlo come banale e dimenticarsene. Lunga vita al www!
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