L’Open Source è in continua crescita: a confermarlo è il sondaggio annuale pubblicato da Tidelift. Come spiegato dal CEO di Tidelift Donald Fisher si osserva una prima forte crescita dell’Open Source dopo la recessione degli anni 2000 e una spinta ancor più forte dopo la crisi finanziaria del 2008.
Le aziende si rivolgono all’open source in tempi economici difficili perché aiuta a ridurre i costi e migliora la loro capacità di innovare.
queste le parole del CEO.
Open Source Survey
Ora ci troviamo in un’altra fase decisamente interlocutoria per l’economia mondiale, a causa del coronavirus, ed è un momento interessante per valutare l’esito di questo sondaggio. Ecco alcuni dati:
- Il 42% delle aziende riporta un taglio dei fondi destinati allo sviluppo e il 44% dichiara che si stanno attrezzando per incrementare il software open;
- Oltre il 66% delle aziende ha dichiarato che l’adozione di applicazioni open permette di risparmiare tempo e denaro e per il 48% consente anche di aumentare l’efficienza e facilitare la manutenibilità. Dato interessante: il 61% delle aziende con più di 1’000 dipendenti ha citato l’efficienza come valore aggiunto contro il 41% delle aziende con meno di 1’000 dipendenti;
- Il 49%, dei leader delle più grandi aziende incoraggia il passaggio all’open source.
E, come sempre, evitare il vincolo del fornitore proprietario è un altro motivo per cui le aziende continuano a rivolgersi all’open source. Il 40% delle organizzazioni afferma di rivolgersi all’open source perché consente di sostituire il (costoso) software proprietario ottenendo un maggiore controllo sulla spesa. Anche in questo caso, il contenimento delle spese viene citato soprattutto dalle organizzazioni con oltre 1.000 dipendenti (50%), rispetto a quelle più piccole (37%).
Il passaggio all’open source, tuttavia, non è sempre una scampagnata: nasconde problemi e insidie. A confermarlo è lo stesso sondaggio:
- Le grandi aziende sono spesso gravate da complicati processi di approvazione;
- I reparti IT spesso devono prendere decisioni oculate su quali componenti utilizzare e su come identificare e risolvere il problema della sicurezza;
- La fiducia nelle pratiche open source di un’organizzazione diminuisce con l’aumentare delle dimensioni dell’azienda. Solo una piccola parte (18%) delle aziende è estremamente sicura che i propri componenti open source siano sicuri, aggiornati e ben mantenuti;
- Solo il 17% delle organizzazioni dispone di un processo formale per la gestione dell’open source e questo, inevitabilmente, complica le cose e rallenta il processo.
Detto ciò, quante sono le aziende che, oltre a sfruttare il mondo open, danno anche il proprio contributo?
- L’83% delle aziende “intervistate” afferma di contribuire attivamente;
- Di queste, quasi la metà, il 49%, ha politiche che disciplinano i contributi dei dipendenti all’open source. Il modo più diffuso in cui le organizzazioni contribuiscono è prevedere una finestra temporale in cui i dipendenti possono dare supporto ai progetti open source (scrivendo codice ma non solo).
In particolare, Tidelift ha scoperto che i tre principali linguaggi di programmazione su cui le organizzazioni fanno affidamento sono JavaScript, Python e Java. JavaScript è utilizzato dal 78% degli intervistati mentre Python è utilizzato da poco più della metà (52%). Java viene utilizzato molto più spesso nelle organizzazioni grandi (66% contro solo il 32% per altri gruppi).
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