Dopo Fedora, Arch ed Ubuntu (con il solito strascico di derivate), anche OpenMandriva (erede di Mandriva, a sua volta erede di Mandrake) ha deciso di abbandonare i processori x86 a 32 bit e supportare solo i 64 bit.
Nell’annuncio dell’ultima maintenance release (Lx 3.03), infatti, è possibile leggere una frase piuttosto chiara:
This release will be the last in the 3.x series and also the last to support i586.
Questa release sarà l’ultima della serie 3.x ed anche l’ultima a supportare i586.
Semmai ce ne fosse stato bisogno, questo abbandono sancisce che ormai i processori a 32 bit (ed architettura x86) sono da considerare dinosauri, belli che estinti, e sempre meno community vogliono prendersi la briga di fornire un sistema operativo che possa girarci sopra. Ricordiamo che le applicazioni a 32 bit non hanno problemi, in quanto sono sufficienti delle librerie compatibili per fornire un ambiente adeguato all’esecuzione di questi programmi.
Ad essere davvero pignoli, il supporto viene tolto solo alle CPU più vecchie a 32 bit, pre Pentium-pro, non a tutte; di sicuro, però, è un primo passo importante. Debian ha già compiuto questa scelta col rilascio della versione 9, e non ha ancora dato un taglio definitivo, ma la dimensione ben più ridotte della community di OpenMandriva potrebbe consigliare di concentrare le forze su una versione sola da mantenere.
Delle grandi distribuzioni, solo Gentoo continua a fornire supporto: essendo in gran parte compilata direttamente sul PC dell’utente, riesce ad eludere in gran parte la questione. Forse, però, ancora per poco: evoluzione ed estinzione, infatti, esistono anche tra i sistemi operativi…
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