Sin dagli albori della sua fondazione, il progetto OpenStack ha visto nel summit semestrale il momento ideale per raggruppare tutti i membri della vastissima community all’interno di un unico evento nel quale è sempre stato possibile suggerire, proporre ed annunciare i percorsi intrapresi e da intraprendere.
Per un certo periodo di tempo al Summit principale è stato addirittura aggiunto un evento parallelo, chiamato PTG , Project Teams Gatherings, dedicato unicamente agli sviluppatori, per consentire degli sprint effettivi all’interno dello sviluppo e non disperdere l’effort che un’occasione così importante (cioè avere sviluppatori di tutto il mondo di persona nello stesso posto) offriva.
Ebbene, come abbiamo raccontato nel recente passato, le cose stanno per cambiare nuovamente. Infatti il prossimo Summit della community non sarà più denominato OpenStack Summit, bensì Open Infrastructure Summit e si svolgerà a Denver, dal ventinove aprile al primo maggio.
Ma… Cosa cambia? Il blog di Ubuntu ed in particolare un non recentissimo articolo intitolato “Goodbye OpenStack, hello Open Infrastructure Summit” cercano di spiegarlo, ma nella sostanza c’è un discorso filosofico alla base, e soprattutto di audience.
OpenStack è stata la buzzword dell’ultimo quinquennio, e negare che abbia perso un po’ di appeal, con l’incalzare delle nuove buzzword (qualcuno ha detto Docker, Kubernetes oppure OpenShift?) sarebbe insensato e la modifica del target del Summit passa anche da qui. L’invito è rivolto a chi opera nei più diversi campi:Architecture and operators, platform developers, business and strategy e upstream developers (quindi il PTG di cui sopra ha definitivamente cessato di esistere).
Insomma, chi più ne ha, più ne metta, e tutto sarà compresso in queste tre giornate che vedranno partecipare persone provenienti da più di 50 paesi, 600 aziende che utilizzano e contribuiscono a più di 35 progetti open-source.
Una cosa è certa i summit del progetto OpenStack sono come il progetto stesso: costantemente in evoluzione!
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