È sabato, ci si può rilassare e riposare. La settimana è finita e, per quanto lunga, oggi si può pensare ad altro. Quindi di che cosa vogliamo parlare? Di lavoro, naturalmente
Lo spunto arriva da questo interessante articolo di Itamar Turner-Trauring del blog https://codewithoutrules.com. Il titolo è eloquente:
There’s always more work to do—but you still don’t need to work long hours
C’è sempre dell’altro lavoro da fare—ma non è necessario lavorare più ore
Il paradigma proposto è semplice: se un progetto parte con dei presupposti ed il cliente che lo ha commissionato ad un certo punto incrementa le richieste, allora bisognerà lavorare di più per soddisfarle. Poiché il cliente paga ed il cliente, si sa, ha sempre ragione.
Come se ne esce quindi? Ecco la proposta:
- Definire le priorità del lavoro
- Lasciare degli spazi per eventi inaspettati
- Definire le scadenze di tempo inferiori alla stima reale
- Se finisce il tempo scartare le parti di lavoro meno importanti
I dettagli di ciascun punto sono raccontati nell’articolo, ma il punto è: può funzionare?
La regola comunicata serve per sottolineare l’intento dell’articolo: Long hours are the wrong solution. Ma è applicabile al mondo reale?
L’interessante riflessione mi ha ricordato la regola che uno dei miei primi superiori, parlando di calcolo di scadenze, mi aveva svelato (e che da allora ho sempre applicato con successo): il giusto calcolo dei tempi per un lavoro è la stima che hai in mente portata all’unità di misura superiore, diviso a metà. Complicato? Un esempio: se per un lavoro io stimo che ci metterò una settimana, al cliente comunicherò due settimane che è il risultato della seguente equazione:
Una stettimana -> unità di misura superiore -> Un mese -> diviso due -> due settimane (o metà mese)
Che ne pensate? Nel frattempo svelo un segreto: questo articolo l’ho scritto ieri per… Risparmiare tempo
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