Appena rilasciato il kernel 4.15, si apre il periodo di tempo dedicato alle modifiche proposte per il kernel 4.16. La prima novità è l’aggiunta di Bison e Flex agli strumenti necessari per la compilazione (tradizionalmente limitati a GCC e Make): la novità è dettata dal bisogno di generare alcuni file e non solo compilarli. I nuovi strumenti richiesti sono però di uso comune, e quindi non dovrebbero affatto essere un problema per chi vorrà continuare a compilarsi “in proprio” il kernel.
Un’altra novità salta subito all’occhio: se da sempre il sistema di building del kernel ha previsto la pacchettizzazione in deb ed rpm, ora viene aggiunta la possibilità di creare pacchetti SNAP.
SNAP è un sistema particolarmente apprezzato per le applicazioni, in quanto permette di creare pacchetti autosufficienti: non solo l’eseguibile, ma anche tutti i file di supporto necessari (vedi librerie), permettendo l’esecuzione in un ambiente particolarmente isolato, una sandbox, tanto che Ubuntu lo vede come sostituto dei vari apt e yum.
Sebbene il kernel non sembri indicato per questo tipo di pacchetto, un vantaggio dell’utilizzo di questa tecnologia potrebbe essere la possibilità di aggiornamento atomico, secondo una logica “o tutto o niente”: fino alla completa installazione del nuovo pacchetto, quello vecchio rimane disponibile ed usabile, senza il pericolo che un’operazione andata male comprometta un componente critico come il kernel. La patch è stata introdotta l’anno scorso da Canonical, ma dal prossimo kernel farà parte degli strumenti uffciali.
Proprio per la capacità di essere autosufficiente, lo stesso pacchetto SNAP è installabile allo stesso modo su molte (se non tutte) distribuzioni Linux. E proprio per questo alla lista di applicazioni disponibili sullo SNAP store (di Ubuntu) si stanno aggiungendo sempre più applicazioni, comprese Slack, Spotify e Skype.
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