Linux Mint 20 è in arrivo e, come vi abbiamo già anticipato, nell’update di maggio sul blog uffciale il team di sviluppo è tornato sul discorso snapd. Ecco i dettagli su questa rottura, forse definitiva, con il nuovo meccanismo di distribuzione di Canonical.
Linux Mint 20 non implementerà snapd
Gli Snap, come vi ho spiegato in questo articolo, sono un nuovo formato di distribuzione, nato per semplificare, tra le altre cose, il processo di deployment dei software realizzati per il pinguino. Un utente Ubuntu può cercare, ed installare, le app esistenti in questo formato, tramite lo Snapcraft Store di Canonical, hostato su server privati della società. Le ragioni per cui gli sviluppatori di Linux Mint hanno deciso di non implementare di default, nella loro distribuzione, questo meccanismo, sono facilmente intuibili.
Per comprenderle basta leggere le parole di Clem Lefebvre, pubblicate in questo post risalente al mese di giugno 2019:
Quando snapd fu annunciato, doveva essere una soluzione non un problema. Non possiamo accettare che Canonical possa interporsi al rilascio diretto di un software da parte di un editore, possa permettere che un’app funzioni meglio solo su Ubuntu e, in aggiunta, possa rendere il proprio Snapcraft Store un requisito necessario.
Esempio eclatante della piega che sta prendendo Canonical è la questione legata a Chromium. Se si prova ad installare il browser web attraverso APT, infatti, si viene sostanzialmente reindirizzati all’installazione del pacchetto snap e, quindi, di snapd.
In un recente post Clem è quindi tornato sulla questione:
Le applicazioni presenti sullo Snapcraft store non possono essere patchate o bloccate. Non puoi controllarle, modificarle o utilizzare un altro store. Questa situazione è in effetti simile a una soluzione proprietaria commerciale, ma con due grandi differenze: ha i privilegi di root e si installa da solo, senza chiedertelo.
L’annuncio si conclude sottolineando come in Linux Mint 20:
- Snap o snapd non saranno presenti di default;
- APT non permetterà di installare snapd;
- Il processo di installazione di Chromium indicherà all’utente una soluzione alternativa per ottenere il browser web.
La risposta di Canonical
La risposta della casa madre di Ubuntu non è tardata. Si evince una volontà di aprire un dialogo con gli sviluppatori dietro al progetto di Linux Mint, per lavorare insieme affinché anche la loro comunità possa trarre beneficio dai vantaggi del nuovo formato di distribuzione. Alan Pope, community manager presso Canonical, è entrato poi nel merito della questione Chromium, sottolineando come il passaggio al formato Snap comporti non poche migliorie. Pensiamo, ad esempio, al minor tempo necessario per mantenere il pacchetto sicuro e aggiornato, in maniera trasversale, tra le varie versioni di Ubuntu. Precisa, poi, che utilizzare il browser come snap, aggiunge un ulteriore layer di sirucurezza.
Sarà molto interessante seguire l’evoluzione del discorso relativo a snapd, flatpak e simili. C’è da riflettere sul fatto che il futuro, molto probabilmente, andrà in questa direzione. È indubbio che sia necessario, nel mondo GNU/Linux, orientarsi verso una minore frammentazione, argomento sul quale ha insistito lo stesso Torvalds. Se volete saperne di più vi rimando a questo articolo sui principali formati di distribuzione.
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