Solo ad inizio mese Red Hat ha annunciato l'abbandono al supporto di btrfs nel suo prodotto di punta, Red Hat Enterprise Linux (più brevemente RHEL): ne abbiamo parlato qui. SUSE ha da sempre RHEL come riferimento, tanto da nascere come una sorta di adattamento della distribuzione per il mercato tedesco, ma al tempo stesso ha fatto scelte e sviluppato progetti propri.
Per esempio è da SUSE Linux Enterprise Server 12 che btrfs non solo è fornito ed integrato, ma consigliato (e usato) come filesystem di default. Tra le grande distribuzioni SUSE è l'unica, tutte le altre prediligono ext4 o xfs.
Settimana scorsa SUSE ha sentito il bisogno di dire che non seguirà Red Hat e sul blog dell'azienda, per voce del direttore della gestione prodotti Matthias G. Eckermann, argomenta lungamente il motivo di questa scelta. Ricordiamo che da anni SUSE è impegnata nello sviluppo e nell'uso di btrfs perché considera le sue caratteristiche fondamentali per il futuro dei sistemi (specialemente enterprise). Ecco i punti salienti del post:
- SUSE è lo sviluppatore principale, ovvero produce questa tecnologia. Ma - soprattutto - non è l'unico: ci sono altri grandi nomi che usano btrfs e contribuiscono allo sviluppo (Facebook, per farne uno)
- Le features già supportate lo rendono pronto per la produzione, specialmente a livello enterprise, con possibilità difficilmente disponibili per gli altri concorrenti (come il ripristino dell'intero filesystem da una operazione sbagliata)
- Altri componenti possono trarre vantaggio dalle caratteristiche di btrfs, e in particolar modo il mondo emergente dell'IoT (compressione e - futura - criptazione integrata nel filesystem) o il crescente mondo dei container (possibilità di non usare un filesystem come unionfs, diminuendo le risorse necessarie)
Insomma, sintetizzando: SUSE ha già investito molto tempo (e denaro) in questa tecnologia, e non ha alcuna intenzione di tornare indetro. Anzi, l'ordine è uno solo: avanti tutta!
Leggi il contenuto originale su Mia mamma usa Linux!