SaturdaysTalks

Lo avevo anticipato mentre cercavo di spiegare la causa di tutti i disservizi avuti questa settimana sul portale (alla fine il downtime è stato basso, ma il giramento di scatole alto quindi ha compensato): il prossimo episodio di “Saturday’s Talks” sarebbe stato dedicato a systemd.

Ed eccoci qua.

Nel corso dei disservizi abbiamo dovuto imparare che oggi, quando qualcuno installa Ubuntu 18.04 LTS (Long Term Support, la più stabile) la metodologia di default

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È decisamente curioso questo post di Lucas F. Costa nel quale afferma, fornendo peraltro una guida completa, come a suo dire sia possibile oggi, anno 2019, non usare alcun ambiente grafico per lavorare.

Non solo, professandosi sviluppatore, Costa è convinto che l’utilizzo della sola console sia più che sufficiente per essere produttivi. E lo professa dalla prima affermazione in merito alla GUI (Graphical User Interface):

GUIs are bloatware.

Le GUI sono software inutile

Per argomentare

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Delle vulnerabilità Spectre e Meldown, relative alle CPU Intel, ne stiamo parlando ormai da più di un anno. Scenari apocalittici e momenti di panico hanno attraversato la testa di ciascuno di noi, ma ora che i tempi sono più tranquilli è possibile fare un bilancio effettivo.

Quanti attacchi di vasta scala sono stati riconducibili a queste falle? Apparentemente zero, o almeno noi di MMUL non ne siamo al corrente.

Rimane però il fatto

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È inutile negarlo, quando all’oste si chiede com’è il proprio vino questi vi dirà sempre che è il migliore di tutti, perciò connettendosi alla pagina del prodotto CI di GitLab non dovrebbe stupire troppo l’immagine che viene mostrata:

Best in class continuous integration

In poche parole lo studio di Forrester (rinomato istituto di ricerca) ha certificato che i migliori prodotti per fare CI oggi sono prodotti da GitLab.

Un passo indietro però per chi si sta chiedendo: che

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Pur lavorando da tanti anni nel mondo open-source, mi sono recentemente scoperto ignorante riguardo ad un tema che ho sempre dato per scontato: i concetti di free ed open-source. Ho sempre dato per scontato il principio base secondo cui il codice sorgente modificato per i propri scopi ha l’obbligo di rimanere aperto. Questo significa che in fase di distribuzione, questa dovrebbe avvenire nella stessa forma da cui si è partiti, e

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Nel corso dell’OpenStack Summit 2018 Mark Shuttleworth è stato nuovamente incalzato sul tema del momento ed ha aggiunto alcune riflessioni importanti che si aggiungono a quelle che avevamo riportato subito dopo l’acquisizione di Red Hat da parte di IBM.

Oltre ad annunciare come Ubuntu 18.04 avrà supporto per ben dieci anni, al fine di andare incontro alle esigenze dei vari utenti, da chi impiega Ubuntu nell’IoT fino a chi opera in ambito finanziario, il CEO

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Alzi la mano chi pensava, tre anni fa quando la piattaforma Azure muoveva i primi passi, che Linux sarebbe diventato il sistema operativo più utilizzato. Eppure è così. Come conferma ZDNet, se tre anni fa una sola istanza su quattro era Linux (comunque un bel numero, diranno quelli del bicchiere mezzo pieno) oggi la metà dei server in Azure sono pinguini.

Circa, su per giù. Non ci sono dati precisi perché, si

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Reduce dall’OpenStack day italia 2018 tenutosi ieri in quel di Roma ho la testa piena di informazioni. OpenStack, si sa, è una piattaforma, un trampolino, di fatto uno strumento per fornire l’infrastruttura sulla quale posizionare le proprie applicazioni e i propri servizi.

Lo so, niente di nuovo sotto il sole in termini di definizioni. Infatti in questa chiacchierata di sabato vorrei concentrare l’attenzione sull’altra parte della barricata, quella per cui OpenStack costituisce

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Di nuovo sabato, di nuovo la fantastica (?) rubrica  #SaturdaysTalks che si occupa di trattare temi inconsueti (?) su cui si può spendere del tempo (?) perché c’è il week-end ad aspettarci!

Tema del giorno “Imparare ad imparare“. Tema caro al portale che, nato col motto “Niente è impossibile da imparare se lo spieghi bene”, cosa di cui siamo ancora profondamente tutti convinti (vero?). Poi però c’è Julia Evans, che ha questo straordinario

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È sabato, ci si può rilassare e riposare. La settimana è finita e, per quanto lunga, oggi si può pensare ad altro. Quindi di che cosa vogliamo parlare? Di lavoro, naturalmente SaturdaysTalks: più lavoro svolto significa sempre più ore spese a lavorare?

Lo spunto arriva da questo interessante articolo di Itamar Turner-Trauring del blog https://codewithoutrules.com. Il titolo è eloquente:

There’s always more work to do—but you still don’t need to work long hours

C’è sempre dell’altro lavoro da fare—ma non è necessario lavorare più ore

Il paradigma

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