Spesso ribadiamo il concetto che l'ideologia open source, il free software e tutto il mondo di apertura e condivisione che ci gira intorno sono vincenti per l'evoluzione (ed il miglioramento) del software, dell'hardware e di quello che, fondamentalmente, utilizziamo ogni giorno per lavorare, divertirci o studiare.
Questi metodi hanno già impresso al loro interno un concetto intrinseco di neutralità; il fatto che chiunque possa utilizzare e personalizzarsi questi "pezzi di codice" rende il codice stesso neutrale: non c'è differenza tra chi fa la modifica, cosa vuole fare con quel software, o cosa vuole che il software faccia, la libertà del codice permette la piena libertà dell'utente.
Purtroppo i concetti di neutralità si applicano in maniera un pochino differente per quanto riguarda la rete. Già perchè se la rete è intrinsecamente neutrale, il nostro accesso ad essa è veicolato da aziende che ce lo forniscono, i cosiddetti ISP (Internet Service Provider).
Può capitare, infatti, che per via di accordi commerciali questi ISP discrimino i siti che stiamo visitando e ritocchino la banda disponibile verso uno o l'altro sito: ecco dunque che uno di questi fa un accordo con Hulu (magari in bundle con l'acquisto del servizio), e se si decide di utilizzare Netflix questo funzioni in maniera estremamente lenta, o che richieda di pagare qualcosa in più al cliente che vuole accedere al sito (ho preso ad esempio i primi due competitor di servizi ad alto consumo di banda che mi sono venuti in mente).
Seppur venga tenuta in sordina questa cosa, e molti provider non la applichino, a volte viene discriminato il nostro accesso alla rete, rendendolo di fatto non neutrale.
La Commissione Federale per le Comunicazioni americana (FCC) ha proposto in questi mesi una modifica alla regolamentazione riguardante la Net Neutrality in cui, fondamentalmente, si chiede se queste regole di neutralità siano realmente necessarie.
Alcune leggi approvate nel 2015 prevedevano che i vari provider non potessero bloccare o rallentare l'accesso al web, così come richiedere più soldi per accedere a particolari contenuti, garantendo dunque la piena liberta all'accesso ad internet, indipendentemente dal contenuto di cui si voleva usufruire.
Con la scadenza, in questi giorni, del tempo per i commenti pubblici alla proposta di legge (pare che negli Stati Uniti questa sia una possibilità), tutti i grandi player di internet hanno fatto cordata per sensibilizzare i propri utenti su questo grande valore che, al momento, sta venendo attaccato.
Google, Reddit, Twitter, Amazon, Facebook, Spotify e tanti altri hanno fatto voce comune, e su molti di questi siti è presente un avviso atto a far capire quanto l'assenza di legislazione sulla neutralità dell'accesso ad internet possa rendere invivibile l'uso stesso della rete.
Siamo spiacenti, l'accesso a /r/technology non è incluso nel tuo pacchetto di servizi internet. Dovresti pagare al tuo provider una tassa extra per procedere.
Ok, stiamo scherzando. Ma questo è quello che potrebbe accadere se perdessimo la neutralità della rete. Clicca qui e contatta i tuoi politici e la FCC per fermare la censura dei Grandi Provider. - Reddit
Se Reddit ha addirittura bloccato l'accesso ad alcune sue pagine (richiedendo un click aggiuntivo per accedervi, cosa che -creando disagio- aumenta l'attenzione degli utenti), altre grandi compagnie hanno optato per banner con forti contrasti, al fine di richiamare l'attenzione su un elemento evidentemente fuori posto, come nel caso di Spotify o Netflix.
Vimeo, invece, ha optato per un video esplicativo, rilasciato in una pagina del blog ufficiale:
Why we need net neutrality from Vimeo Staff on Vimeo.
L'argomento a noi tocca solo in parte, poichè stiamo parlando di regolamentazioni per gli Stati Uniti, ma questo creerebbe un precedente internazionale molto forte che, chissà, potrebbe dare brutte idee ai nostri provider nazionali (ammesso che questa cosa già non avvenga).
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