Mentre da poco è uscito ufficialmente Ubutnu 18.04 con Subiquity – il nuovo installer testuale -, l’installer grafico (utilizzato dalla maggior parte degli utenti) per 14 anni non è stato praticamente toccato. Ma dormire sugli allori non porta vantaggi, e Mark Shuttleworth – padre-padrone di Canonical (e quindi di Ubuntu) – ne è tanto convinto da voler aprire una discussione per un nuovo progetto: Ubiquity NG (Next Generation – prossima generazione).
Nel messaggio della newsletter troviamo una prima descrizione di cui – secondo lui – dovrebbe essere composto Ubiquity NG: quattro tecnologie, di cui tre sviluppate in proprio.
- Curtin (Curt installer)
Questo software si occupa effettivamente di partizionare i dischi, installare o cancellare file leggendo un file di configurazione; l’interfaccia con l’utente, Subiquity compreso, servirebbe a creare questo file apposta, lasciando poi a Curtin le operazioni reali. - MAAS (Metal as a service)
Si tratta di un insieme di script e interfaccie con l’obbiettivo di poter trattare dei server fisici come fossero virtuali, integrando i due tipi di macchine nella stessa infrastruttura per una più facile gestione da parte degli amministratori; usa Curtin per poter configurare il server fisico nello stato richiesto e fornisce un’interfaccia HTML per l’interazione con l’utente: proprio questo elemento è quello di maggior interesse. - Electron
L’unico software non sviluppato internamente, si tratta de-facto del framework standard delle applicazioni basate su web degli ultimi 5 anni; può essere descritto come un server Javascript per la costruzione di applicazioni, ed è usatissima. Giusto qualche nome: Skype, Slack, Atom, Visual Studio Code… - Snap
Sviluppata (principalmente) da Canonical, permette l’installazione di una applicazione con tutte le librerie necessarie in un unico archivio, semplificando (di molto…) le catene di dipendenze dei pacchetti; proprio per la sua autonomia, permette di usare sempre l’ultima versione di un software senza paura che ci siano interferenze/problemi con librerie richieste da altri pacchetti. Abbiamo già parlato sia delle sue potenzialità che dell’amore di Ubuntu per questa tecnologia.
Insomma, tutto un nuovo meccanismo e non solo un aggiornamento dell’esistente, usando tutte quelle tecnologie tanto in voga oggi: riuscirà ad essere efficacie e duraturo come il suo predecessore?
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